19.11.06

Dal risultato al processo: nasce il virtuale

Settimana di fuoco per vari motivi e quindi pochi post. Riprendiamo il cammino per arrivare a capire il legame indissolubile tra computer e virtualità, citando un lungo brano dal solito articolo di Mario Canali:

Il computer è nato come calcolatore: se ne apprezzava la velocità con cui eseguiva operazioni e arrivava a una soluzione, ad un risultato. Ben presto ci si è accorti che questa sua velocità ad eseguire operazioni, prima centinaia ed infine milioni al secondo, costituiva di per sé un valore: poteva essere utilizzata non tanto per arrivare a soluzioni quanto per innescare processi che potevano essere seguiti nel loro svolgersi.


Punto fondamentale. Si comincia con i famosi boids di Langton, che citerò più avanti, per arrivare ai mondi complessi come Second Life, dove nel processo viene coinvolto addirittura il comportamento umano.

Mi fermo qui per oggi o rischio di perdere il treno. Ma ovviamente il ragionamento continua.

13.11.06

Se non riesci ad imparare a usare il computer, vai dallo psicologo...

Ho chiuso il post precedente chiedendomi:

Ma le nuove interfacce sempre più raffinate e seducenti hanno avuto come effetto solo quello voluto di semplificare l'uso del computer? Second Life mi affascina solo perché è semplice da usare?

La risposta chiaramente è no. L'efficacia comunicativa delle interfacce, con la loro capacità di suggestionarci attraverso la vista e l'udito, ha avuto un effetto collaterale imprevisto: il computer è diventato capace di stimolare reazioni inconsce da parte nostra.

Non è questo il posto per dilungarsi sull'argomento e peraltro non ne possiedo neanche le competenze. Per chi fosse interessato, suggerisco la lettura di The Psychology of Cyberspace di John Suler, una vera e propria pietra miliare.
In estrema ed imprecisa sintesi, si può dire che la capacità di comunicazione del computer e delle altre persone attraverso il computer è diventata sufficientemente raffinata da essere percepita come quasi umana a livello inconscio e ad essa reagiamo utilizzando gli schemi di comportamento istintivi, ovvero quelli che caratterizzano il nostro rapporto con i genitori.
Può sembrare strano e forzato, ma in effetti questo spiega lo strano fenomeno di "distacco del cervello" da parte di persone anche colte ed intelligenti, che chiunque abbia insegnato un po' di informatica ha certamente osservato. A livello di aneddoto cito quello di una mia conoscente qualche anno, donna estremamente colta ed intelligente, in grado di parlare varie lingue, professionista molto quotata nel suo settore ed autrice di apprezzate pubblicazioni scientifiche. Eppure... col computer non c'era nulla da fare. L'approccio psicologico era sbagliato. Questa donna, all'epoca non più giovanissima, era sempre stata aiutata dalla propria bellezza e dal proprio fascino ad ottenere ciò che voleva dalle persone. Istintivamente cercava di piegare il computer alle proprie esigenze nella stessa maniera! Attenzioni, buon posizionamento nella stanza, un tavolo carino, un parlare pieno di vezzeggiativi. Tuttavia, (chissà perché) la macchina non rispondeva e questo era causa di enorme stress e blocco per la dottoressa in questione. Farle osservare questo comportamento istintivo risolse molto di più che le infinite ripetizioni di come si salva un file...
Analogamente potremmo notare che è considerato "normale" che la gente parli con il computer, usualmente insultandolo, laddove probabilmente chiameremmo la neuro se vedessimo la stessa persona inveire contro il frigorifero o la sveglia.
Per chi conosce Second Life questa capacità di suggestione inconscia è ben nota. Leggere "ti abbraccio" su un e-mail o su IRC non scatena la stessa istintiva e piacevole reazione chimica nel nostro corpo che si attiva quando il nostro avatar viene abbracciato.
Tutto questo è un fenomeno ben noto in ambito psicologico, dove le chat, e in particolare le chat visuali, sono classificate come spazi proiettivi e transizionali.

Insomma, abbiamo concluso che il computer è uno strumento con elevatissime capacità di calcolo, facile da usare ed è pure in grado di essere strumento per scatenare in noi suggestioni profonde. Ma tutto questo cosa c'entra con il virtuale?


Questo post è parte dello sviluppo del tema: "Cosa è davvero il virtuale?".
Puoi consultare qui gli altri articoli:
1. In virtuale virtus
2. Il computer come sogno cartesiano
3. Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso
4. Se non riesci ad imparare a usare il computer, vai dallo psicologo...

9.11.06

Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso

Dunque... ieri mi ero fermato alla iniziale visione comune del computer come strumento supremo del puro pensiero.
Canali prosegue la sua interessante premessa, osservando che:

Il desiderio di avere non solo una intelligenza infallibile e veloce, ma anche pronta alla comunicazione, facile all'approccio (user friendly), ha condotto allo sviluppo dell'interfaccia. L'interazione dell'uomo con la macchina-pensiero è partita da segni simbolici per arrivare a linguaggi sempre più simili a quello comune. Poi, alla ricerca di una maggiore immediatezza, ha scoperto la comunicazione iconica ed infine ha accettato il gesto, il semplice spostamento della mano, la pressione su uno schermo. Ora ascolta le voci... Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso, ha cominciato a comunicare non solo con la nostra mente ma con tutto il nostro corpo, offrendoci non solo parole-pensiero, ma immagini, suoni, scenari, invitandoci infine ad entrare nell'informazione fatta mondo, nella realtà virtuale.


In poche righe la storia dell'evoluzione della comunicazione tra uomo e computer.

Ma le nuove interfacce sempre più raffinate e seducenti hanno avuto come effetto solo quello voluto di semplificare l'uso del computer? Second Life mi affascina solo perché è semplice da usare?

Questo post è parte dello sviluppo del tema: "Cosa è davvero il virtuale?".
Puoi consultare qui gli altri articoli:
1. In virtuale virtus
2. Il computer come sogno cartesiano
3. Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso
4. Se non riesci ad imparare a usare il computer, vai dallo psicologo...

8.11.06

Il computer come sogno cartesiano

Non mi ricordo se fu perchè pioveva o per quale altro motivo, ma di sicuro una sera di 13 anni fa non ebbi nulla di meglio da fare che mettermi a leggere una bellissima rivista ormai da lungo tempo scomparsa, Virtual. Era il settembre del 1993 e un bellissimo articolo di Mario Canali mi fece capire cosa era veramente il virtuale. E' ancora un articolo attualissimo e mi fa piacere riproporne e commentarne una serie di passaggi. E' da lì che ho cominciato a vedere il virtuale come la dimensione immateriale della realtà e questa chiave di lettura non mi ha mai tradito. Anzi continua ad aiutarmi a decodificare l'esperienza in Second Life in maniera estremamente costruttiva.

In realtà basterebbe citare il titolo: "Quando l'informazione si fa mondo".
C'è già tutto.

Canali comincia il suo articolo affermando:
Il computer rapresenta il realizzato distacco da tutto ciò che di fisico, materiale, pesante, corporeo, la tecnologia ancora aveva. Il computer voleva essere la definitiva smaterializzazione, l'affermazione del sogno cartesiano di una mente separata, eterea, altra rispetto al corpo.


Vero: l'oggetto sacro del "è giusto, l'ha fatto il computer", il logos che agisce nel mondo incarnandosi nel codice, il dominio incontrastato della logica.
All'inizio sembrava così, ma poi le cose sono andate in maniera un po' diversa...

Questo post è parte dello sviluppo del tema: "Cosa è davvero il virtuale?".
Puoi consultare qui gli altri articoli:
1. In virtuale virtus
2. Il computer come sogno cartesiano
3. Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso
4. Se non riesci ad imparare a usare il computer, vai dallo psicologo...

7.11.06

In virtuale virtus

L'accezione comune della parola virtuale è alquanto fuorviante. Pertanto, ritengo che non sia male in primo luogo fissare il suo significato più corretto, che andrà sempre ricordato per interpretare nella maniera più esatta tutto quanto verrà scritto nei giorni a venire.

Se andiamo a vedere il significato di virtuale sulla Wikipedia, troviamo:

- dal latino virtus, in riferimento alla virtù;
- nel significato di potenziale, che può accadere;
- particolarmente usato in informatica è il significato di simulato, non reale.


Vediamo un po' di applicare le tre definizioni a Second Life, che è descritto come un mondo virtuale.

E' Second Life un mondo simulato?
Se intendiamo che replica entità e processi del mondo fisico, la definizione ci può stare. Ma se ci affianchiamo anche il concetto di irrealtà, che sempre implicitamente si affianca in questo caso, allora le cose non funzionano più. All'interno di Second Life vivono una vita sociale, di comunicazione e di interazione centinaia di migliaia di persone. Nascono, crescono e vengono feriti sentimenti. All'interno di Second Life avvengono scambi economici per milioni di dollari ogni mese. Certo, senza passaggio di beni fisici o di moneta materiale, ma allora che cosa dovremmo dire del sistema borsistico e finanziario moderno?
No, l'accezione "particolarmente usata in informatica" proposta da Wikipedia mal si applica a Second Life.

Meglio sarebbe sottolineare l'aspetto immateriale del virtuale.

E questo ci riporta all'etimologia della parola, che deriva dal latino virtus, che a sua volta ha la stessa radice di vir, ovvero uomo. Per i latini la virtus era l'essenza di ciò che faceva un uomo veramente tale. Ciò che faceva la differenza tra un uomo e un caporale, avrebbe detto Totò. Senza andare nel metafisico, si potrebbe definire la virtus come quell'elemento immateriale che caratterizza l'essenza dell'essere uomo. Per i nostri bellicosi antenati si intendeva soprattutto la virtus guerriera. Successivamente il cristianesimo ha conferito a questa parola una sfumatura diversa: ciò che caratterizza un uomo in quanto tale diventano il timor di Dio, la carità, la compassione e le altre virtù cristiane.

La definizione di virtuale nel senso di potenziale deriva direttamente dalla filosofia aristotelica e descrive uno stato intermedio tra potenza e atto. L'esempio da manuale di filosofia del liceo è il germoglio, albero virtuale che comincia a sviluppare la potenza del seme di diventarlo, ma ancora non lo è.
Second Life è sicuramente un mondo pieno di potenzialità, ma ho difficoltà ad inquadrarlo in questa rigida logica aristotelica. Qual'è la potenza che sta sviluppando? E verso quale atto?
Non mi viene in mente nulla su due piedi.

Da quanto detto finora posso cominciare a mettere insieme quella che secondo me è un'accezione più corretta del termine virtuale, ovvero quella di dimensione immateriale della realtà.
E' ovvio che questa definizione va spiegata e giustificata (non oggi, tempo per bloggare scaduto), ma è importante sottolineare che essa rimuove il senso di falsità dal concetto di virtuale e soprattutto rimuove il senso di contrapposizione della realtà: è una dimensione immateriale della realtà che cammina strettamente a braccetto con quella materiale.
Non sono ovviamente né il primo né l'unico a pensarla così. Chi fosse curioso può per esempio leggersi questo aforisma estratto da un intervista a Philippe Queau.

Questo post è parte dello sviluppo del tema: "Cosa è davvero il virtuale?".
Puoi consultare qui gli altri articoli:
1. In virtuale virtus
2. Il computer come sogno cartesiano
3. Il computer-pensiero è stato dotato di organi di senso
4. Se non riesci ad imparare a usare il computer, vai dallo psicologo...


6.11.06

Il mio alter ego


Griffo Boffin
Originally uploaded by Paolo Russo.
Giusto nel caso che qualcuno volesse contattarmi all'interno di Second Life, il mio alter ego è Griffo Boffin.

Secondo Me

Secondo me il virtuale è una frontiera ricca di opportunità e ancora quasi inesplorata. Tra una cosa e l'altra sono circa 10 anni che me ne interesso.

E sono più di due anni che vivo una interessante esperienza all'interno di Second Life, mondo virtuale recentemente salito sempre più spesso agli onori delle cronache. Giustamente. L'ho visto crescere da quando aveva si e no 5.000 residenti fino ai circa 1 milione e trecentomila attuali. Impressionante. Probabilmente siamo di fronte ad una rivoluzione analoga a quella che fu rappresentata dal world-wide web.

Questo spazio mi aiuterà a raccogliere i miei pensieri sull'argomento. Sento il bisogno di una riflessione e di fare il punto. Auspicabilmente sarà anche un'occasione per leggere commenti e confrontarmi con la visione di altri. Le domande che mi pongo, sia per lavoro che per passione personale, sono parecchie.
La prima è: "Cosa è il virtuale?".

 
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